9 luglio. La sveglia suona prestissimo, oggi si va al Principato di Monaco! Dopo esserci congedati dall’agriturismo ringraziando i proprietari per la cortesia, la gentilezza e l’ospitalità, e dopo aver calcolato il percorso (105 km), iniziamo l’ultima avventura prima del rientro previsto con la nave per la stessa sera alle 21.
Tutti incolonnati partiamo alla volta del Principato di Monaco alla velocità di crociera di 70/80 km/h; passiamo le varie città, Imperia, Sanremo, Ventimiglia (38), le macchine che ci sorpassano ci guardano come se fossimo degli alieni, dei pazzi, altri con stima ci suonano e ci fanno il gesto del pollice all’insù, cosa che ci inorgoglisce e ci trasmette adrenalina e voglia di proseguire senza sosta. Poco prima dell’arrivo alla frontiera decidiamo di fermarci ad un autogrill, per sgranchirci e prendere un caffè (è d’obbligo dopo tanti chilometri). La carovana riparte e arriviamo alla frontiera (39): superare il confine di Stato e calpestare il suolo di un’altra nazione, per di più a bordo della mia cara Saphira, che non era nemmeno mai uscita dalla Sicilia, è stato qualcosa di indescrivibile e veramente emozionante per me; sembra di essere in un film o in un documentario d’epoca, quando la gente finalmente poteva muoversi ed essere libera di visitare posti nuovi grazie all’avvento delle auto per tutti e del boom economico.
Arriviamo finalmente a Monaco e l’aria che si respira sembra un’altra, rimaniamo affascinati per tutto quello che ci circonda (40), dai grattacieli agli yacht che ci sovrastano per la loro grandezza… tutto è immenso. Fatto un giretto veloce, riusciamo ad arrivare sulle sponde del porto e, posteggiate le nostre vecchiette, rimaniamo ad ammirare tanta bellezza e ricchezza (41-42). Poter vedere e toccare con mano un posto del genere ti lascia quasi di sasso: fin da piccolo avevo visto il Principato di Monaco solo tramite il televisore grazie alla Formula 1 e mai avrei immaginato di poter andare lì, poter camminare e guardare con i miei occhi un posto del genere e soprattutto con la mia 500!
Riusciamo a passare anche davanti al Casinò: lì come delle dive sono posteggiate auto costosissime, protette da cordoni e bodyguard che vigilano affinché nessun turista possa avvicinarsi e toccarle; ma ecco che al nostro passaggio l’attenzione si sposta su di noi, tutti cominciarono ad indicarci e fotografarci; la cosa ci invoglia a sfilare lentamente, per fare ammirare le nostre signore su ruote.
Prima di rimetterci in strada alla volta di Genova, ci fermiamo per il pranzo e per ammirare ancora il paesaggio. In un negozio di souvenir compriamo l’adesivo del Principato, che dopo due minuti viene attaccato con felicità sulla cappelliera della mia cara Saphira… che dire, diventiamo felici e ci accontentiamo di poco, noi cinquecentisti!
Arriva l’ora di dover salutare Monaco e con un po’ di malinconia per la consapevolezza che il nostro viaggio si avvia alla conclusione, affrontiamo i 183 chilometri di strada (circa tre ore di viaggio) quasi tutti d’un fiato, tranne per fare un po’ di rifornimento. Mi sono stupito della tenacia e della forza che hanno queste piccole vetturette, che sono in grado di portarti ovunque tu voglia, basta che te ne prendi cura e ti fidi di loro, perché loro ne hanno viste tante in 40 anni ed oltre!
Arriviamo a Genova e dopo un po’ di ricerche e richieste di informazioni, riusciamo a trovare l’ingresso del porto. Superati i controlli, ci mettiamo in fila ad aspettare l’orario di imbarco (43). Sono momenti di riflessione, in cui si ripensa a tutto quello che è stato vissuto così intensamente in poco meno di una settimana, con una sensazione di benessere e di tranquillità, come dopo un bel sogno, anche se durato troppo poco. Arriva l’ora di imbarcare e piano piano le macchine salgono a bordo, le nostre piccole vengono fatte accomodare in un angolo comode e tranquille una dietro l’altra; anche loro sembrano guardarci con espressione appagata, anche se non vedono l’ora di tornare a casa, a riposare ciascuna sotto la propria copertina.
Saliamo sul ponte della nave e guardiamo Genova che pian piano si va allontanando, salutandola, ma la malinconia lascia lo spazio alla determinazione. Questo non è un addio, ma un arrivederci, perché ritorneremo!
10 luglio. Nel pomeriggio arrivammo a Palermo (44) e dopo esserci salutati, io e Filippo torniamo alle nostre case, mettendo a riposo i nostri cinquini che ci hanno regalato tante emozioni nei giorni del nostro primo raduno a Garlenda, che porteremo per sempre nel nostro cuore.
In conclusione, vorrei dedicare un pensiero alle persone che ci hanno lasciato a causa del crollo del Ponte Morandi. Esprimo le mie condoglianze e penso che il mio sentimento sia comune a quello degli altri cinquecentisti. Avrebbe potuto esserci chiunque di noi al momento del crollo, che sarebbe potuto capitare anche durante il periodo del Meeting: anche noi siamo transitati su quel ponte e il pensiero fa venire i brividi. Spero che si provveda all’assistenza di chi ha perso amici, parenti o l’abitazione e che vengano fatti i lavori di manutenzione sui tanti ponti italiani che ne hanno bisogno, sperando che una cosa del genere non accada mai più.
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