di Stefania Ponzone
Dopo “Abarth 1949-1971 Gran Turismo “Da Corsa” (vedi 4PR 5/2017), Renato Donati propone per la Giorgio Nada Editore “Abarth 1949-1971 Sport e Prototipi”, un nuovo approfondito viaggio nella galassia degli specialissimi mezzi della Casa dello Scorpione.
Un’analisi, modello dopo modello, tutte le Abarth che hanno corso in questa specifica categoria, in particolare in Italia, nel periodo indicato, coincidente proprio con la vita dell’azienda (dalla fondazione all’acquisizione da parte della Fiat). Tiratura limitata a 1.200 copie e quasi 200 pagine ricchissime: per ciascuna vettura presa in esame si trovano una piccola scheda tecnica, la storia e le gare che l’hanno vista coinvolta; inoltre sono riportate le biografie di piloti e personaggi del mondo del motorismo storico, che a vario titolo hanno contribuito a preservare per i posteri quelli che non sono solo lamiera ed ingranaggi, ma quasi creature vive. Quasi dei purosangue da corsa, fatti di muscoli e ossa, un paragone che usa anche Roberto Giolito nella sua prefazione: “Quelle forme e quei telai sono frutto della più fulgida ed efficace immaginazione scaturita dai loro progettisti, e queste non mancano mai di offrire tutto lo spazio di azione e protagonismo ai loro piloti, completandosi nell’opera proprio grazie alla presenza di chi le ha condotte in gara, come un fantino rispetto al proprio cavallo”.
Arricchiscono l’opera circa 240 immagini (tra l’altro materiale inedito), soprattutto in bianco&nero, ma anche a colori; non solo foto, ma anche disegni. Moltissime riguardano proprio le gare, quindi con i mezzi in azione e nel loro mosso, nel loro effetto panning, restituiscono l’emozione di quei momenti.
Un libro da sfogliare, da consultare, da leggere dall’inizio alla fine: sta a chi si avvicina all’opera – da appassionato o da neofita – scegliere l’approccio; non ne resterà comunque deluso.
Il libro si apre inoltre con l’approfondimento “Abarth: italiano e austriaco?”, che i cinquecentisti hanno potuto apprezzare nel dossier pubblicato su 4PR 4/2019.
Concludendo con le parole sempre di Giolito: “Una storia davvero animata e in continua metamorfosi, come se fosse l’evoluzione di una sola “vettura” che viene plasmata ininterrottamente […] fino a giungere alla forma perfetta”. Siamo più dalle parti dell’Arte che da quelle della fredda Tecnica. E scusate se è poco.