di Giorgio Andrian
Girare con la 500 in una regione dove non è mai stata prodotta e commercializzata fa un effetto bellissimo! Tutti si voltano a guardarla e, soprattutto, la reazione più immediata è un bel sorriso! Basterebbe questo a ripagarmi del fatto di averla guidata da Padova – mia città natale – a Belgrado, mia città “adottiva”, dove vivo da sei anni.
Come sempre, il modo più bello e completo di concepire il mio rapporto col cinquino è quello di guidarlo, il più possibile e dovunque! Per cui mi è venuto spontaneo farlo anche nei Balcani, regione che regolarmente visito per lavoro. Dopo aver esordito come fiduciario organizzando il Tour della Serbia nel 2011 (vedi 4PR n° 1/2012), mi sono dedicato negli anni successivi alla promozione della 500 partecipando con la mia (una D de 1964) ad una serie di raduni ed eventi organizzati nei paesi della ex-Yugoslavia dai vari club locali di auto storiche. È stata un’esperienza fantastica sotto tutti i punti di vista.
Ecco alcune degli eventi più importanti a cui ho partecipato negli scorsi anni.
● Il raduno annuale organizzato a Belgrado (Serbia) dall’Associazione degli Storici dell’Automobile della Serbia (“Udruženja Istoričara Automobilizma“). Si tratta del principale appuntamento per gli appassionati di motorismo dell’intera regione, che ogni anno ad aprile l’Associazione organizza in centro città in collaborazione con la Facoltà di Scienze dei Trasporti dell’Università di Belgrado. Più di cento veicoli storici in ottime condizioni di conservazione vengono esposti per tutta la giornata (di solito il sabato) nel piazzale della Facoltà, mentre all’interno vengono organizzate delle proiezioni dedicate ai modelli di maggiore rilevanza storica per il Paese. Il collegamento con l’Italia è garantito dalla storia del lungo e fruttuoso rapporto tra la Fiat e la Zastava Automobili, la gloriosa fabbrica di auto voluta da Tito a Kragujevac (la “Torino dei Balcani”) che ha assemblato intere generazioni di modelli su licenza della casa italiana (dalla 600/750 alla 1300 alla 128). La 500 non compare nelle cronache balcaniche se non per l’unico esempio di tre 500 Jolly Ghia che Agnelli regalò a Tito, che le usava per girare nella Fiera di Belgrado (vedi articolo su 4PR n° 5/2011). Per cui la prima “apparizione” del mio cinquino ha suscitato una simpaticissima reazione tra i partecipanti e l’invito a partecipare al defilè in programma – per un numero ristretto di auto – al Palazzo Reale (vedi foto 1) assieme ad un gruppo di bellissime Alfa Romeo. Da quel giorno il cinquino è iscritto all’Associazione, primo – e per ora unico – esempio del genere.
● Il raduno annuale delle Auto Storiche di Fijnica, in Bosnia – Herzegovina. La prima volta è successo per caso: ho scoperto l’esistenza di questo simpatico sodalizio di appassionati di auto nel cuore delle montagne della Bosnia, ad un’ora di auto da Sarajevo perché mi ero – coraggiosamente – spinto fin lì per lavoro a bordo del mio cinquino! (vedi foto 2) Da Belgrado sono circa 450 km, quasi tutti in mezzo alle montagne, attraversando suggestivi paesaggi e paesi e città che sono rimasti tristemente famosi per essere stati teatro dei combattimenti nelle recenti guerre balcaniche: un contrasto ancora lacerante quello tra la bellezza primigenia e le tracce delle crudeltà belliche. Appena si è sparsa la voce in paese che era arrivato un italiano a bordo di una “mala ficija” (letteralmente “piccola Fiat”, il nomignolo con cui hanno simpaticamente battezzato il cinquino e che lo imparenta con la loro “ficija”, la popolarissima Zastava 600/750) mi si è presentato il Presidente dell’Azienda di Promozione Turistica che mi ha invitato al raduno delle auto storiche in programma il week-end successivo. E come dire di no? Prolungo il mio soggiorno, faccio lavare per bene il cinquino (aveste visto le facce all’autolovaggio locale!), mi infilo la maglietta del Fiat 500 Club Italia (sempre nella sacca nel sedile posteriore) e via, in mezzo ad una simpatica fila di veicoli provenienti da tutta la Bosnia e da qualche paese limitrofo (Croazia, Bulgaria, Ungheria). Ad un tratto sento un colpo di clacson e l’inconfondibile rombo di un cinquino! Mi volto e con stupore mi accorgo di non essere più l’unica 500 presente alla manifestazione! Tengo d’occhio lo specchietto retrovisore per controllare che non si tratti di un effetto ottico dovuto al caldo di agosto e alla sosta successiva mi avvicino alla “rivale”, una splendida L con targa bosniaca (vedi foto 3) da cui esce un simpatico giovane che in un perfetto italiano mi dice: «Ho vissuto qualche anno a Torino e quando ho deciso di tornare a casa ho pensato che il miglior ricordo che avessi potuto portare con me dall’Italia sarebbe stata una 500!». Miracoli del cinquino, penso tra me e me mentre sorrido e ci facciamo la foto ricordo. Gli lascio il mio bigliettino e gli propongo di restare in contatto e – perché no? – di diventare socio del Club! Lungo la via del ritorno a Belgrado scelgo di fare la strada lungo la Drina, il famoso fiume da cui ha preso ispirazione Ivo Andrić per scrivere il libro “Il ponte sulla Drina” che nel 1961 gli ha valso il Nobel per la Letteratura. Voglio proprio vedere il famoso ponte (iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco) e, dopo una lunga discesa seguendo i meandri della strada che si snoda lungo il fiume, ecco che mi appare in tutta la sua bellezza. Fu fatto costruire alla fine del XVI secolo dal gran visir Mehmed Paşa Sokolovič, di origini bosniache. Cerco la posizione migliore per scattare la foto ricordo (vedi foto 4), giusto in tempo prima che il cinquino venga letteralmente circondato da una compagnia di turisti giapponesi in tour culturale nei Balcani.
● La Notte dei Musei (“Noc Muzej”) a Belgrado nel Salone della Fiat Serbia. Sull’onda del successo mediatico raccolto con il Tour della Serbia del 2011, il mio cinquino è diventato l’auto italiana più popolare del Paese: con tutte le conseguenze che ciò comporta. È stato particolarmente interessante stabilire un primo contatto ufficiale con l’allora Fas (Fiat Automobile Srbija), i cui dirigenti sono rimasti a bocca aperta quando mi sono presentato a Kragujevac (dove stavano completando i lavori del nuovo stabilimento dove adesso producono le 500 L) a bordo del cinquino. In quell’occasione mi hanno chiesto di poter ospitare la mia macchina nel loro salone in centro a Belgrado non appena ci fosse stata un’occasione speciale. L’occasione è arrivata non molto tempo dopo, quando un gruppo di giovani creativi stava preparando la prima edizione della Notte dei musei); ho proposto loro di inserire anche il salone Fas nella lista dei siti in modo da poter organizzare una serata dedicata alla cultura dell’auto italiana. La proposta è piaciuta moltissimo a tutti e il risultato è stata una serata eccezionale, in occasione della quale due 500 (la mia e una nuova) dello stesso colore (vedi foto 5) facevano la parte delle “primedonne” in mezzo ad una gran folla di curiosi. Nell’ambito Fas ancora si parla di quella serata come di una delle più belle ed interessanti mai organizzate!
● La giornata del Lago di Ohrid (Macedonia e Albania). Ogni anno il 12 giugno si festeggia il giorno del lago di Ohrid (“Occrida” in Italiano); si tratta del lago più antico e profondo d’Europa, che si trova al confine tra la Macedonia (a nord) e l’Albania (a sud). Nel 2013 avevo lavorato per preparare la candidatura Unesco di questa bellissima area lacustre (che comprende anche il lago di Prespa, in un unico bacino lacustre) e agli amici del posto avevo raccontato del cinquino: non appena ho mostrato loro le foto mi hanno estorto la promessa che nell’occasione del giorno del lago avrei fatto il possibile per portarlo ad Ohrid. È stato un viaggio lungo (da Belgrado sono 550 km) ma – come sempre – molto interessante! Non appena arrivato nella piazza centrale di Ohrid (vedi foto 6) l’auto è stata letteralmente circondata da un sacco di gente che vedeva un vero cinquino per la prima volta! Il sindaco mi ha subito chiesto di fare da apripista alla corsa ciclistica che si snoda lungo tutta la strada che costeggia il lago, passando dalla Macedonia all’Albania per poi tornare a Ohrid. Vi lascio immaginare la faccia dei doganieri albanesi al passaggio del primo cinquino mai entrato nel “Paese delle aquile”. Una foto vicino ad uno dei tantissimi bunker che ancora si trovano lungo le aree di confine (fatti costruire per scopi difensivi dal dittatore comunista Henver Hoxa) (vedi foto 7) e poi via di corsa coi ciclisti (alcuni dei quali andavano più veloci di me!) verso Ohrid.
Il giorno dopo le foto erano sulle prime pagine dei giornali macedoni ed albanesi che mi avevano raccolto gli amici di entrambe le sponde per festeggiare assieme!
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