Ufficio Stampa ASI
ASI e i registri storici Alfa Romeo, Fiat e Lancia chiedono l’annullamento dell’ultima ordinanza capitolina che disattende le recenti sentenze del consiglio di stato e del tribunale amministrativo regionale del Lazio.
L’ultima ordinanza della Giunta Capitolina volta a limitare la circolazione dei veicoli più inquinanti nella ZTL Fascia Verde (n. 115 del 31 ottobre 2023) continua a svilire i veicoli di interesse storico e collezionistico. Di fatto penalizza quella che è una eccellenza per la quale l’Italia è conosciuta in tutto il mondo. Omette di considerare le più recenti pronunce del TAR del Lazio che, accogliendo il ricorso avverso le precedenti ordinanze, ha stabilito la necessità di bilanciare la tutela dell’ambiente con la tutela, di pari dignità costituzionale, del patrimonio storico e culturale in cui il motorismo storico a pieno titolo si iscrive.
L’Ordinanza in vigore dal 1° novembre 2023 al 31 marzo 2024 vieta l’accesso e la circolazione dei veicoli certificati di interesse storico e collezionistico dal lunedì al sabato (esclusi festivi) nell’area del territorio di Roma Capitale delimitata dal perimetro della ZTL Fascia Verde. Prevista un’unica deroga molto limitata che permette il loro utilizzo dalle ore 20.00 del venerdì alle ore 24.00 del sabato che, per giunta, è circoscritta ai soli veicoli di interesse storico già muniti di Certificato di Rilevanza Storica alla data di entrata in vigore del provvedimento. Nessuna deroga per la partecipazione ad eventi e nessuna deroga per eseguire la loro manutenzione. Come si fa quindi a conservarli, usarli in sicurezza e a fruirne per il turismo lento a cui sono dedicati?
“Il settore a Roma è in crisi”, questo l’allarme lanciato dal Presidente ASI Alberto Scuro. “I veicoli storici non vengono più acquistati da chi abita a Roma ma solo ceduti a chi abita in territori dove il loro utilizzo è normato diversamente, in Italia e all’estero. Un impoverimento non sensato. In questo stato di incertezza la filiera delle attività ad essi collegate è in ginocchio. Si tratta di una misura che non supera nessuno dei motivi di censura promossi nei confronti dei precedenti provvedimenti e che non rispetta la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio, nella quale viene ribadita l’indubbia specificità che già la legge riconosce ai veicoli di interesse storico e collezionistico. Non vi è evidenza, inoltre, che le restrizioni alla circolazione dei veicoli storici impattino concretamente sull’obiettivo della riduzione delle componenti inquinanti: le evidenze vanno semmai in direzione contraria e le misure limitative della circolazione emanate non possono essere certo considerate proporzionali alla realtà. Confidavamo che l’ultimo provvedimento tenesse conto delle inequivocabili statuizioni del TAR ma non è andata così. Dispiace – conclude il Presidente Scuro – che non si riesca a far comprendere al Sindaco e ai Componenti dell’Assemblea Capitolina che le nostre proposte sono equilibrate e frutto del buon senso. Siamo quindi stati costretti, nostro malgrado, a presentare un nuovo ricorso insieme ai Registri Storici Alfa Romeo, Fiat e Lancia.”
In tutte le proposte di deroga avanzate da ASI di concerto con gli altri Enti Certificatori non è mai stato chiesto che i veicoli di interesse storico e collezionistico potessero circolare liberamente. È sempre e solo stato chiesto che tali veicoli, se in possesso di una certificazione riportata sul libretto di circolazione (e quindi tracciabili con esattezza dal Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture), potessero circolare con normative dedicate. Tali proposte non li renderebbero comunque fruibili come veicoli d’uso quotidiano. Nessuna possibilità, quindi, di vedere veicoli storici che intasano il traffico di Roma Capitale e bypassano le regole antinquinamento.
Le normative generali inerenti circolazione e tutela ambientale tengono presente che il parco veicolare circolante italiano è molto datato. Questo è un problema reale che tutti vorremmo risolvere ma che nulla ha a che fare con i veicoli di interesse storico e collezionistico, che sono pochi sia in senso generale, sia se rapportati ai veicoli più anziani. Indurre sospetti infondati nell’opinione pubblica e nel legislatore rischia di penalizzare l’intero comparto dei veicoli storici che per il Paese rappresentano una ricchezza e non certo un problema.