DAY THREE | Calvi
Com’è noto, si possono fare tutti i programmi di questo mondo, ma se poi la Natura decide diversamente, non s’ha da discutere. E così, noi ci siamo svegliati con le migliori intenzioni di navigare per il mare a bordo di un gommone, come novelli capitani di ventura, alla ricerca delle migliori calette in cui gettare l’ancora e tuffarsi nel mare cristallino. Ma il vento ha deciso diversamente. Raffiche a più di 70 km/h, mare molto mosso, e tutte le imbarcazioni più piccole di un traghetto bloccate in porto. Cambio di programma quindi, e si risale in sella alle 500.
Finiamo nella baia di Nichiareto, un sentiero che scende nella macchia mediterranea, sabbia bianchissima ed acqua limpidissima: perfetto, un paradiso.
Almeno finché non scopriamo che il bagno è proibito per motivi di inquinamento non meglio specificati. Cose che succedono, in fondo.
Non ci si perde d’animo e si prosegue fra le scogliere; le onde si infrangono con foga contro le rocce rosse, il vento spazza i crinali a folate regolari, ma nessuna nuvola occupa il cielo e la vista può correre per chilometri lungo la costa. Uno spettacolo.
A riprova che alla fine anche i cambi di programma sanno difendersi egregiamente, dopo aver pranzato in riva ad una spiaggia sassosa, sotto ad un pino marittimo, facciamo ritorno a Calvi e ci lanciamo in piscina. Poi una cena coi fiocchi a base di carne locale, e siamo a posto. Pronti per il giorno 4, forse uno dei più duri che ci aspetti.
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DAY FOUR | Calvi – Haut Asco – Porto Ota – 212 km
A volte le strade si dividono. A volte per necessità, altre per scelta.
Questo giorno è una scelta della squadra del Cinquino bianco, Giacomo e Gregorio, che da montagnini veri non resistono a tentare un’impresa alpinistica che studiavano da qualche tempo: salire in vetta al Monte Cinto, la punta più alta dell’isola. Per chi non è pratico della geografia locale sembrerà una robetta da nulla, ma in realtà i 2706 metri d’altitudine del Cinto farebbero ottima figura di sé anche nelle Alpi austriache. La squadra del Cinquino corallo, invece, non intende lasciare le spiagge, quindi ecco che le strade si dividono, anche solo per un giorno.
Ed ecco che alle prime luci dell’alba un robusto e piccolo trabiccolo del ’74 comincia il suo viaggio verso i 1400 metri d’altezza del rifugio da cui parte il sentiero, mentre l’altro, dopo qualche ora, si mette in marcia verso le spiagge dorate di Galeria. Appuntamento a Porto Ota alla sera.
La salita non è facile. Tortuosa, ripida ed irta di rocce, si inerpica su per una stretta vallata per chilometri e chilometri, ma alla fine, con l’aria aperta, la 500 ce la fa. Dimostrando ancora una volta la sua affidabilità anche nelle situazioni più dure.
Da lì in avanti i motori diventano le gambe dei due alpinisti in erba, e dopo 5 ore di dura salita, la vetta è conquistata. Il vento continua a spazzare l’isola, e se da un lato rende le temperature decisamente rigide, dall’altro consente una vista mozzafiato su quasi tutta la Corsica. Si vedono distintamente le baie intorno alla cittadina di Calvi, il “dito” che si sviluppa lassù a nord, il profilo dell’isola d’Elba, e addirittura il golfo vicino ad Ajaccio. Sforzi più che ricompensati.
Nel frattempo, i due compagni di viaggio più marittimi stanno sforzandosi di mandare giù una birra di aperitivo in spiaggia, anche a costo di atroci sofferenze. Magari portate dal caldo, mitigato da una piacevole e fresca brezzolina, o dal mare color del topazio, o magari dalla sabbia fra le dita dei piedi. Insomma, difficile capire cosa possa dare loro il colpo di grazia ecco.
Infine il Cinquino corallo se ne riparte verso sud, e dopo aver attraversato valli e scogliere a picco sul mare, in cui si ringrazia di essere largo appena un metro e 32, raggiunge Porto Ota. Qui, ormai a notte fonda, viene raggiunto dal suo compagno, con a bordo due amanti della montagna sfiniti e soddisfatti. La strada del rientro dalla montagna non è stata meno impegnativa dell’andata, ma fra tornanti stretti, foreste che ci si aspetterebbe di trovare in Canada, colli isolati e decine di animali di tutti i tipi (dalle mucche alle capre, dagli asini ai cinghiali) in mezzo alla carreggiata, alla fine era finita. E tutti si sono guadagnati un lungo e meritato riposo.
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