Presso il Castello della Lengueglia Costa del Carretto di Garlenda, per tutta la durata del Meeting, sarà esposta una mostra a cura di Giuliano Arnaldi della fondazione Tribale Globale. “Giappone Ancestrale” C’è un Giappone ancestrale, “profondo”, apparentemente lontano dall’arte tradizionale giapponese, che può sembrare talmente concentrata sulla elegante perfezione delle forme e del colore da sembrare rarefatta. In realtà non è cosi, e sono gli oggetti più semplici e arcaici a rivelare la vera natura di quei linguaggi dell’arte: una essenzialità finalizzata alla narrazione metaforica degli aspetti della vita. Le opere visibili in questa mostra sono pressoché sconosciute in Italia e sono legati dal fatto di essere oggetti d’uso. Le Tairo bata sono grandi bandiere che vengono issate sui pescherecci al loro varo, in segno di auspicio beneaugurante. I Boro ( letteralmente “stracci” ) sono indumenti realizzati con gli avanzi delle pezze di cotone con una tecnica simile al patchwork inventato dai pionieri americani e di gran moda in occidente. I sakeboro sono sacchi per filtrare il Saké, riparati con precisi e suggestivi rammendi che ricordano la pratica del Kinsugi ( 1 ) in quanto il rammendo non è nascosto, ma ben evidenziato. Anche i kimono esposti in questa occasione dichiarano la funzione evocativa dei linguaggi dell’arte giapponesi, sia nel caso delle cappe usate dai pellegrini, sia in quello del Kimono usato dai bimbi nelle parate militari della Seconda Guerra Mondiale come nelle diverse cappe usate dai pompieri e da altre associazioni. ( 1 ) Il kintsugi (金継ぎ), o kintsukuroi (金繕い), letteralmente “riparare con l’oro”, è una pratica giapponese che consiste nell’utilizzo di oro o argento liquido o lacca con polvere d’oro per la riparazione di oggetti in ceramica (in genere vasellame), usando il prezioso metallo per saldare assieme i frammenti. La tecnica permette di ottenere degli oggetti preziosi sia dal punto di vista economico (per via della presenza di metalli preziosi) sia da quello artistico: ogni ceramica riparata presenta un diverso intreccio di linee dorate unico ed ovviamente irripetibile per via della casualità con cui la ceramica può frantumarsi. La pratica nasce dall’idea che dall’imperfezione e da una ferita possa nascere una forma ancora maggiore di perfezione estetica e interiore. |